Transizione energetica

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Energia e inquinamento

Consideriamo le quattro grosse categorie di effetti ambientali che le attività umane volte alla ricerca, estrazione, trasporto ed utilizzo di fonti di energia comportano sull’ecosistema.

La prima, importante ricaduta ambientale è data dalla caratteristica intrinseca delle principali fonti utilizzate; la loro finitezza. Con il loro esaurimento, che è più o meno prossimo, si perderanno definitivamente elementi che costituiscono da milioni di anni parte integrante del nostro pianeta.

Il secondo tipo di impatto ambientale è dato dagli effetti delle modalità di ricerca ed estrazione delle fonti fossili. La devastazione del territorio derivata dalla coltivazione di miniere di carbone, in particolare, quelle “a cielo aperto” è noto e risultano molto invasive anche le infrastrutture accessorie e, soprattutto, gli impilaggi del carbone. Da questi, infatti, vengono liberati elementi inquinanti, come i composti dello zolfo (altamente pericolosi, in quanto possono raggiungere le falde acquifere), le relative polveri e gli elementi radioattivi contenuti nel minerale. Un notevole impatto è anche provocato dai residui dell’estrazione quali le acque reflue, i materiali di scarto, e così via. Anche l’estrazione del petrolio e del gas naturale comporta conseguenze ambientali, in termini di modifiche del territorio e di reflui prodotti, effetti sugli ecosistemi marini creati dagli impianti offshore, diminuzione di pressione che si crea nel giacimento (che può causare subsidenza per il terreno sovrastante con gravi danni per i fiumi, le reti, gli insediamenti e l’intero ecosistema).

Il terzo tipo di impatto è legato al trasporto delle fonti fossili, che avviene sia mediante infrastrutture fisse (oleodotti, metanodotti), che attraversano il territorio con possibili perdite causate dalla volontà umana, sia mediante grandi mezzi marittimi, i quali possono essere oggetto di incidenti con conseguenti disastri ambientali. Anche le fuoriuscite di metano durante l’estrazione od il trasporto sono particolarmente inquinanti, essendo questo gas uno dei principali gas serra. Altri danni nascono dal trasporto di energia elettrica mediante elettrodotti, sia a causa del negativo impatto visivo sul paesaggio ma soprattutto per il cosiddetto “inquinamento elettromagnetico”.

Il quarto tipo di impatto ambientale nasce dalla combustione delle fonti fossili. Questo riguarda sia gli usi finali quali, ad esempio, quelli dei motori a scoppio, o per il riscaldamento, o per i processi industriali e sia per la trasformazione in fonti secondarie, come l’elettricità. I fattori inquinanti della combustione provocano effetti sia a livello globale ove i prodotti della combustione costituiscono le principali cause dell’incremento dei cosiddetti “gas serra”, e del corrispondente effetto serra, e sia a livello locale ove provocano l’inquinamento dell’ambiente urbano con effetti nocivi sulla salute umana e delle piante.

Energia e inquinamento2022-06-01T07:32:03+00:00

Questione energetica-punti di attenzione-Capitolo 1

Praticamente ogni cosa che ci circonda ha bisogno di energia per funzionare, per rendere disponibile tale energia vengono consumate grosse quantità di combustibili fossili, provocando l’emissione in atmosfera di gas ad effetto serra. Quello che purtroppo succede è che spesso, dietro le nostre abituali azioni di tutti i giorni non percepiamo l’indiretto consumo di energia che si verifica. Ad esempio, acquistando un prodotto, consumiamo anche energia indiretta detta “energia grigia”, cioè l’energia che è stata necessaria per fabbricare o coltivare, imballare e trasportare quel prodotto. Se siamo convinti che il risparmio energetico è una strada virtuosa per la sostenibilità e la riduzione del consumo di combustibili fossili dobbiamo aumentare la nostra sensibilità agli aspetti diretti ed indiretti di consumo. È necessario allora scegliere i prodotti che hanno comportato un minore dispendio di energia e un minore carico ambientale di quelli fabbricati con materie prime vergini.

E dobbiamo anche acquisire nuove abitudini che precedentemente non ritenevamo importanti ma che nell’insieme invece lo sono.

Facciamo qualche esempio: staccare il caricatore del cellulare se è carico, spegnere le luci e le apparecchiature elettriche, quando si esce da un locale e quando si dorme, se possibile, disinserire le varie spine elettriche o spegnere l’interruttore generale: i trasformatori possono continuare a consumare elettricità anche ad apparecchio spento.

Se siamo in ufficio pensiamo anche a: spegnere fotocopiatrici e stampanti se non vengono utilizzate per oltre mezz’ora; tali apparecchiature consumano fino a 1 kWh e non si danneggiano nell’azione ripetuta di accensione/spegnimento; inoltre quando si stampa, utilizzare la modalità “economy” o “bozza”. Ed ancora comprare PC e periferiche a risparmio energetico come quelli che vengono contrassegnati dal marchio Energy Star.

La nostra abitazione può essere anch’essa una buona palestra per risparmiare energia: spegnere il led del televisore, spegnere il modem e le apparecchiature elettroniche quando non si usano per lungo periodo e non mantenerle in modalità stand-by, usare gli elettrodomestici nelle fasce serali e notturne.

Altro tema importante che vale ovunque siate a casa o in ufficio e quello di utilizzare lampadine a basso consumo. Le lampadine fluorescenti compatte consumano l’80% in meno dell’energia utilizzata da una lampadina a incandescenza e durano molto più a lungo (circa 10-12 volte di più). Anche se sono più costose, il loro prezzo viene recuperato rapidamente con il minor consumo di energia e la maggiore durata. Più o meno, a seconda delle diverse soluzioni alternative adottate per le lampade fluorescenti, possiamo stimare che per ogni lampada ad incandescenza da 100 Watt sostituita abbiamo un risparmio energetico che consente una riduzione delle emissioni di circa 100 kg di CO2.

Per adesso ci fermiamo qui ma torneremo con altri capitoli.

Questione energetica-punti di attenzione-Capitolo 12022-03-22T10:01:17+00:00

Ridurre la dipendenza energetica da fonti fossili

I tragici momenti che sta vivendo la popolazione ucraina si riallaccia fatalmente alle decisioni di aiuto prese in Europa e negli Stati Uniti. Non può sfuggirci la diversità degli atteggiamenti di questi ultimi relativamente al peso delle decisioni prese e di quanto emerge in relazione a queste la dipendenza europea dalle forniture di vettori energetici (gas e petrolio) dalla Russia.

Questo rende ancor più evidente l’urgenza di decisioni volte a ridurre tale dipendenza nel breve quantomeno dai fornitori attuali ma in prospettiva la necessità di accelerare soluzioni legate all’uso di fonti rinnovabili che dal punto di vista della disponibilità ci rendono indipendenti. I progressi compiuti nello sfruttamento di fonti rinnovabili quali l’energia solare ed eolica sono stati notevoli ma il ritmo è basso; nel 1992 da esse si ricavava soltanto lo 0,5 per cento dell’energia elettrica globale, mentre nel 2017 contribuivano per il 4,5. Ciò significa che nei 25 anni in questione l’energia idroelettrica ha contribuito al processo di decarbonizzazione in misura maggiore delle fonti solare ed eoliche e inoltre nel mondo soltanto il 27 per cento dell’uso finale delle fonti fossili è per produrre elettricità.

Diversi settori chiave dell’economia dipendono pesantemente dai combustibili fossili e non disponiamo di alcuna fonte alternativa che possa sostituirli rapidamente e nella misura necessaria. Parliamo del trasporto a lungo raggio (oggi basato quasi del tutto sullo sfruttamento del cherosene come carburante per gli aerei di linea , e del gasolio, dell’olio combustibile, e del gas naturale liquefatto per le navi cisterna, portacontainer o porta materiali vari); la produzione di più di un miliardo di tonnellate di ferro e leghe ferrose ricavate da materie prime non riciclate ( per le quali è necessario il coke ricavato dal carbone, per la fusione dei materiali ferrosi all’interno degli altiforni), e di oltre 4 miliardi di tonnellate di cemento (prodotto in enormi fornaci alimentate da combustibili fossili di scarsa qualità); la sintesi di quasi 200 milioni di tonnellate di ammoniaca e di circa 300 milioni di tonnellate di plastica (a partire da composti derivati da gas naturale e petrolio greggio); e il riscaldamento degli ambienti (un campo oggi dominato dallo sfruttamento del gas naturale).

Devono essere questi i dati di realtà, piuttosto che aspettative troppo ottimiste, a orientare la nostra opinione sul processo di transizione dell’energia primaria. La sostituzione di dieci miliardi di tonnellate di carbonio fossile è una sfida radicalmente differente da quella di far schizzare le vendite di dispositivi elettronici portatili a oltre un miliardo di unità annue: il secondo risultato è stato raggiunto in qualche anno, il primo è un compito che richiede diversi decenni.

Ridurre la dipendenza energetica da fonti fossili2022-03-24T16:10:35+00:00

Transizione Energetica: Si ma quando?

Potremmo, parafrasando l’indimenticabile romanzo di Milan Kundera (L’insostenibile leggerezza dell’essere), parlare della ’Insostenibile lentezza della transazione energetica’?

Nel 1800 solamente il Regno Unito e una piccola parte dell’Europa e del Nord della Cina adoperava il carbone per generare calore: il 98 per cento dell’energia primaria mondiale era ricavato dalle biomasse, in particolare dalla legna e dal carbone vegetale. Nel 1900, con l’espansione delle attività di estrazione del carbonfossile e l’inizio della produzione del petrolio e gas in Nordamerica e Russia, le biomasse fornivano metà dell’energia primaria globale; nel 1950, contribuivano ancora per quasi il 30 per cento. È evidente che c’è voluto molto tempo per completare la transizione dal carbonio giovane (contenuto nelle biomasse vegetali) a quello antico (fossile) contenuto nel carbone fossile, nel petrolio greggio e nel gas naturale.

 

Oggi ci troviamo ai primi stadi di un processo di transizione molto più impegnativo: la decarbonizzazione della fornitura globale di energia è un passo necessario per prevenire le conseguenze peggiori del riscaldamento globale. Contrariamente a quello che è una sensazione comune, questa transizione non si sta verificando ad un ritmo paragonabile a quello, ad esempio, del processo di adozione degli smartphone in sostituzione ai vecchi telefoni da tavolo. In termini relativi i progressi compiuti dalla tanto propagandata logica del ‘via dal carbone’ restano abbastanza deludenti. La prima Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è tenuta nel 1992. Quell’anno i combustibili fossili costituivano l’86 per cento dell’energia primaria a livello mondiale. Nel 2017, hanno inciso per l’85,1 per cento, una riduzione di un misero 1,5 in venticinque anni. Pensate forse che in un periodo compreso tra i prossimi 25 o 30 anni sarà possibile la sostituzione di qualcosa come l’80 per cento della produzione dell’energia primaria mondiale con alternative che non siano a base di carbonio, in modo da azzerare le emissioni entro il 2050? Se non cambiamo radicalmente il nostro approccio alla realtà non raggiungeremo mai un simile risultato; gli unici scenari plausibili che potrebbero spingerci in tale direzione sono un collasso dell’economia globale o l’adozione di fonti energetiche a velocità e su una scala di grandezza che va ben oltre la nostra attuale capacità.

 

In BPE-Beam Power Energy riteniamo necessario sviluppare quelle attività che contribuiscono a frenare un possibile collasso investendo in competenze e metodi che possano rallentare la prospettiva degli scenari che abbiamo riportato. Siamo convinti che necessiti una maggiore capacità di risparmio energetico e ci siamo attrezzati con metodologie e capacità coerenti. Se volete saperne di più contattateci e potremo darvi ulteriori informazioni sulla nostra metodologia EME-Energia-Monitoraggio -Efficienza.

Transizione Energetica: Si ma quando?2022-03-04T08:40:18+00:00