La ratio di base per l’efficienza energetica è molto semplice: innanzitutto agire sugli utilizzatori finali per un uso più razionale dell’energia e progressivamente passare dalla produzione dell’energia da fonte fossile a fonti rinnovabili.

Il meccanismo funziona se non si tradisce il concetto di sostenibilità. Non si tratta di smettere di vivere come siamo stati abituati a fare fino ad ora, si tratta di un uso razionale e solidale delle limitate risorse naturali, al fine di non fermare il progresso senza danneggiare gli interessi di nessuna popolazione biotica odierna o futura.

In qualsiasi verso si voglia girare la frittata, il tema rimane quello dell’efficienza energetica: un incremento di efficienza energetica crea un mancato consumo di energia da cui solitamente derivano un beneficio ambientale (per il mancato rilascio di sostanze clima alteranti) e un vantaggio economico (per il mancato acquisto del surplus energetico risparmiato). Nella pratica, applicare questo concetto non è così facile dal momento che fare efficienza presenta limiti fisici per molte tecnologie di comune utilizzo. Tuttavia, i margini sui cui è possibile lavorare al giorno d’oggi sono ampi e restano comunque amplificabili con l’innovazione tecnologica che ci sorprende sempre di anno in anno.

In questo contesto, è fondamentale mettere in luce come l’organizzazione, l’informazione e la consapevolezza unite ad un investimento iniziale di beni e risorse permetta il raggiungimento di traguardi importanti nell’ambito energetico, dove confusione e negligenza dilagano ancora oggi.

L’aspetto da non sottovalutare è proprio quello economico. Bisogna cercare di abbattere il pregiudizio secondo cui la sostenibilità sia costosa a priori. Fare interventi migliorativi in campo energetico e ambientale dev’essere visto come un’opportunità di risparmio economico nel tempo da cui vengono liberate risorse che possono essere utilizzate anche in altri campi. La difficoltà risiede nel far comprendere come gli interventi di efficienza energetica necessitano di pazienza prima che si vedano gli effetti sul portafoglio.

Se però decadono sia le motivazioni etiche sia quelle economiche, non rimane che affidarci all’istinto di sopravvivenza. I cambiamenti climatici non spaventano madre natura dal momento che essa, presente da miliardi di anni prima di noi, è sempre stata in continua evoluzione. Il riscaldamento globale deve invece preoccupare noi perché rischiamo di perdere il mondo come lo conosciamo.

La scelta non è di tipo ambientalistico ma è semplicemente una scelta per salvare noi stessi e le prossime generazioni da un futuro ignoto. Siamo noi, con le nostre azioni, a determinare il nostro futuro, e ci dobbiamo appellare al nostro istinto di sopravvivenza.

Speriamo di capirlo in tempo. Voi cosa ne pensate??